martedì 3 giugno 2008

.......OPINIONI cca......!!!!!!


***L’acquisto di un humidor è uno dei momenti più delicati ed importanti per un appassionato di sigari. Un acquisto del genere ci sottopone ad una serie di variabili e ad una serie di scelte da fare. La prima è rappresentata dalle DIMENSIONI. E’ decisamente importante orientarsi in questa scelta senza minimamente pensare ai sigari che già possediamo. Questo perché dobbiamo metterci nell’ordine di idee che tenderanno ad aumentare sempre. Per esperienza personale, mi viene da suggerire di non acquistare mai un humidor da meno di 50 pezzi di formato medio-grande. Magari costerà un po’ di più, ma sarà un piccolo investimento per il futuro. La scelta della forma è puramente personale: a colonna, basso e largo, a più cassetti, a vano unico… Sono tutte cose di importanza relativa. Quello che si dovrebbe valutare prima è COSA CI SI VUOLE CONSERVARE: è importante infatti pensare prima che i sigari caraibici non dovrebbero mai essere tenuti insieme ai nostrani Toscani, di natura più forte e persistente. Allo stesso tempo, i puristi tendono a tenere separati anche i cubani dagli extra-cubani. Personalmente ritengo questa la scelta più giusta. Fumate sia toscani che caraibici? Allora la scelta migliore sarà acquistare due humidor. Fumate solo caraibici? Allora un humidor a più vani o dotato di cassetti. Se fumate solo cubani, allora avete risolto il problema. A questo punto si deve scegliere il TIPO DI RIVESTIMENTO INTERNO. Qui si entra in un campo di pura filosofia. Evitando le varie alternative anche abbastanza ridicole (pino, abete, ciliegio, frassino, quercia) le alternative sono essenzialmente 2: il cedro caraibico o il mogano. Gli aficionados si dividono in due frange nette: chi ama il mogano (soprattutto gli anglosassoni) detesta il cedro e vice versa. Il prof. Salvatore Parisi per esempio utilizza per le sue maturino rooms solo ed esclusivamente mogano; le più grandi ditte che costruiscono vetrine utilizzano il cedro: chi ha ragione’ A mio parere entrambi. Limitando la scelta solo a questi due tipi di legno, la ritengo una scelta di vita e stop. Ora abbiamo le idee chiare: vogliamo un humidor di una certa dimensione, di una certa forma e con un determinato rivestimento interno. E’ il momento di procedere all’ACQUISTO. Dove farlo? Bella domanda… Le scelte sono anche qui molteplici: tabaccheria, negozio specializzato, on line, etc…Ritengo l’acquisto di un humidor on line una grande sciocchezza. A suo tempo ci sono caduto anche io, ma mi sono subito pentito. L’acquisto a distanza non permette di controllare personalmente la fattura, se siano state usate o meno delle colle che potrebbero rovinare irrimediabilmente i nostri puros, le rifiniture esterne ed interne dell’humidor stesso. Dovrebbe essere sempre un prodotto artigianale e quindi è molto importante poterlo esaminare accuratamente prima dell’acquisto. So bene che l’acquisto on line può fare risparmiare qualche soldo, ma è sempre il solito discorso: meglio più qualità, piuttosto che rischiare. Un humidor di buona fattura potrebbe essere la casa dei nostri sigari anche per svariati anni ed è giusto sceglierlo tra i migliori. Inoltre abbiamo la fortuna che le più importanti e famose ditte del settore siano proprio italiane: perché andare a cercare cose magari prodotte in Cina? E qui viene il momento più difficile: dovete ancora pazientare. Per un appassionato di fumo lento la pazienza è routine. Non è ancora il tempo di utilizzare a pieno L’HUMIDOR, VA “PORTATO A REGIME”, ovvero umidificato al punto giusto. Si deve decidere per cosa utilizzarlo: per sigari sempre pronti da degustare? Allora dovrete tenerlo con una u.r. di circa 70%-72%. Volete riporvi dei gioielli da conservare nel tempo? Allora conviene tararlo con u.r. di 63%-66%. Questo procedimento richiede una certa cura e qualche giorno di tempo. Per far sì che il vostro humidor possa raggiungere e successivamente mantenere la percentuale di umidità relativa desiderata, potete usare essenzialmente 2 metodi super collaudati e sicuri.
1) Si prende una spugnetta, la si imbeve di acqua distillata, la si strizza bene (in modo che sia umida ma non bagnata) e la si usa per tamponare con cura ogni singolo centimetro del rivestimento interno dell’humidor. Fatto questo, si pone una tazza piena di acqua distillata all’interno, si richiude il coperchio e si lascia riposare per ventiquattro ore. Consiglio di ripetere questa formula almeno 3 volte. Il quarto giorno potrete riempire di acqua distillata le provette o la spugnetta umidificante del vostro humidor e porre all’interno un igrometro (meglio se a capello umano, ma ne parleremo dopo): se il giorno dopo tutto sarà come desiderate, la vostra casa dei puros è pronta.
2) Si fa bollire un po’ di acqua distillata, si riempie una tazzina da caffè e la si posiziona all’interno del vostro humidor. Il vapore impregnerà bene le pareti accelerando il processo di umidificazione. Questa operazione va ripetuta per almeno 2-3 volte al giorno per un massimo di 3 giorni
Entrambi i metodi sono molto validi. Personalmente, ritengo la tecnica dell’acqua bollente un po’ troppo “rude”: se fatta in modo errato (o con humidors errati, tipo quelli molto bassi) rischia di creare danni irreversibili al rivestimento interno, quindi ho sempre optato per la prima soluzione. Eseguiti questi accorgimenti, difficilmente il vostro humidor (se di buona qualità avrà sbalzi di umidità. Molto importante poi è il discorso TEMPERATURA. Finchè non si passerà ad un tipo di humidor decisamente più professionale e meno economico come una vetrina climatizzata, la temperatura interna del nostro box di legno e quindi dei nostri amati sigari sarà condizionata esclusivamente da quella esterna. Il suggerimento è di porre i sigari sempre e comunque nella parte più fresca della casa, come una cantina, una camera meno riscaldata o magari a contatto con un muro esterno. La temperatura interna non dovrebbe mai e poi mai passare i 22 gradi celsius(ma se si mantiene entro i 20° è anche meglio). Questo perché superando certe temperature si aumenta il rischio di chiusura delle uova del nostro incubo numero 1, il “bicho”.

Nessun commento: